PESCARA – Nella presentazione del Documento Unico di Programmazione (DUP) il Sindaco ha parlato dell’obiettivo di piantagione di nuovi 10.000 alberi. Azione importante e nevralgica, visto l’aumento dell’isola di calore previsto nel 2030, che supererà i 48 gradi nel centro cittadino e che procurerà morti premature. Finalmente è chiaro a tutti che il verde è lo strumento più importante per la vivibilità.
Eppure scorrendo il DUP non si vedono le basi per le quali questa azione possa essere resa possibile. Tale intervento massivo di piantagione è possibile solo con disponibilità di aree e di acqua.
Capitolo acqua: Pescara è cementificata, massima copertura di suolo, ma quando piove il sistema cittadino, tutto regimentato in condotte sotterranee collegate al nostro sistema fognario, non permette assorbimento nel terreno assetato.
Si è arrivati al paradosso che per smaltire l’acqua piovana si siano investiti svariati milioni di euro per realizzare le cosiddette vasche di prima pioggia, che altro non sono che vasche che raccolgono i grandi volumi di acqua che provengono dalle condotte in caso di pioggia, volumi che mettono in crisi la città, allagandola, il nostro depuratore, e di conseguenza fiume e mare. Le vasche cercano di mettere un cerotto a una grande ferita, ma non sono certo la cura. Tutto questo meccanismo ha portato infatti l’inaridimento della poca terra che abbiamo e l’avanzamento dell’acqua del mare nelle falde.
In questo periodo la Regione Abruzzo sta effettuando analisi dell’acqua dei pozzi e si sta evidenziando che nei pozzi, anche distanti dal mare, è presente acqua con salinità alta, praticamente salmastra. Chi si appresta a fare una piantagione massiccia ha analizzato questa situazione?
Le altre Città del mondo stanno affrontando tutto ciò con il metodo della Citta Spugna, citato anche nel documento di programmazione, ma nei fatti con nessuna azione o realizzazione. Il modello della Città Spugna infatti prevede l’esatto contrario dell’approccio delle vasche di prima pioggia che Aca sta realizzando per cercare di porre il cerotto alla malattia pescarese di consumo del suolo.
Cosa prevede infatti il modello della Città Spugna? Che l’acqua piovana sia assorbita il più possibile nella terra, facendo giardini della pioggia, trincee infiltranti, decementificando aree ora impermeabilizzate, il tutto a fondamenta dello sviluppo delle infrastrutture verdi.
In questo modo l’acqua non scorrerebbe come un fiume nelle strade, e le aiuole e le aree permeabili funzionerebbero da spugna, ricaricando le falde, che sono sotto la città, di acqua dolce, fondamentale per le giovani piante che sviluppandosi donerebbero i famosi benefici in temine di frescura, abbassamento dell’isola di calore e qualità dell’aria.
Capitolo aree: per piantare gli alberi, soprattutto in centro dove l’area di calore è più forte, servono aree da decementificare. Eppure ritornando al DUP non si vedono programmazioni di decementificazione in aree ora ingombrate da auto e parcheggi lungo le strade del centro, perché è lì che si deve agire, oltre che naturalmente utilizzare l’intera area di risulta per una vera forestazione urbana, e non solo parzialmente.
Quindi per allontanare le auto, e permettere di liberare spazi, sarebbe necessario implementare i mezzi pubblici in modo capillare, spostando le auto in parcheggi di scambio periferici che potranno essere effettuati su aree lasciate comunque permeabili.
Forestazione urbana, gestione delle acque e mobilità sono evidentemente strettamente collegate, ma purtroppo tali collegamenti vitali per la città, e i ragionamenti conseguenti, nel Dup presentato sono completamenti assenti.
Si dice che si faranno le cose, ma per il come aspetteremo i prossimi DUP, visto che la partecipazione nella sua stesura è stata completamente negata a ogni livello, e con essa, negato ogni confronto e apporto di idee.
Simona Barba – Consigliera comunale AVS – Radici in Comune