PESCARA – Nel cuore del quartiere di Via della Fornace Bizzarri, tra i palazzi che un tempo abbracciavano un piccolo ma prezioso spazio verde, oggi sorge un edificio scolastico di recente costruzione. Un progetto fortemente voluto dall’amministrazione comunale e realizzato grazie ai fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ma che ha incontrato una ferma opposizione da parte dei residenti sin dalla sua ideazione.
Il giardino, che rappresentava l’unico polmone verde della zona, è stato sacrificato in nome di un’opera che, a detta di molti, poteva trovare una sede più idonea in un’area diversa, evitando così di stravolgere l’equilibrio urbano e la qualità della vita degli abitanti. La decisione del Comune di Pescara di posizionare una scuola tra quattro palazzi densamente popolati ha sollevato interrogativi e critiche che non possono essere ignorati.
Una scelta poco condivisa e un futuro compromesso – L’assenza di un reale confronto con i cittadini è uno dei punti più controversi di questa vicenda. Gli abitanti lamentano di non essere stati coinvolti nel processo decisionale e di non aver avuto la possibilità di proporre alternative più sostenibili. Il giardino, un tempo luogo di socialità e svago per anziani, famiglie e bambini, è stato trasformato in cemento e mattoni, spezzando una connessione con la natura che contribuiva al benessere del quartiere.
Non si tratta di opporsi alla costruzione di una scuola, ma di criticare il metodo e la localizzazione. Il progetto avrebbe potuto essere realizzato in una zona meno compromessa, lasciando intatto uno spazio verde già raro in città. I residenti sottolineano come il nuovo edificio non solo abbia cancellato il giardino, ma aumenterà il traffico, il rumore e le difficoltà di parcheggio in una zona già congestionata.
Le promesse del PNRR e la realtà locale – I fondi del PNRR rappresentano un’opportunità unica per migliorare le infrastrutture e la qualità della vita, ma il loro utilizzo dovrebbe avvenire nel rispetto delle esigenze delle comunità locali e del principio DNSH (Do No Significant Harm), che impone di non arrecare danni significativi all’ambiente. In questo caso, la realizzazione della scuola sembra aver tradito questo principio, ignorando le istanze dei cittadini e provocando un malcontento diffuso. “Non siamo contrari alla scuola, ma perché costruirla proprio qui, sacrificando il nostro giardino? Questo spazio era vitale per il quartiere” hanno spesso affermato i residenti, visibilmente amareggiati.
Un contrasto visibile: dall’ossigeno al cemento – La nuova struttura scolastica, con le sue luci colorate che di notte ricordano un’astronave, si staglia in netto contrasto con l’ambiente che l’ha preceduta. Gli alberi e il verde, che un tempo mitigavano la temperatura e offrivano ombra nelle giornate estive, sono stati sostituiti da cemento e strutture moderne. Il giardino forniva ossigeno, contribuiva alla riduzione della CO2 e attutiva i rumori del traffico, migliorando la qualità dell’aria e la vivibilità del quartiere. Le chiome degli alberi ospitavano uccelli e regalavano un angolo di natura in una zona densamente urbanizzata. Ora, invece, i residenti si trovano di fronte a una costruzione fredda e artificiale, che non riesce a sostituire l’armonia e la vitalità che il giardino offriva.
Un appello per un futuro più partecipato – La vicenda di Via della Fornace Bizzarri deve servire da monito per le future decisioni urbanistiche. Il Comune di Pescara è chiamato a riflettere sulle conseguenze delle proprie scelte e a ristabilire un dialogo costruttivo con i cittadini. Progetti come questo necessitano di una visione a lungo termine che bilanci le esigenze educative con la tutela dell’ambiente urbano e della qualità della vita.
Il quartiere guarda ora con tristezza ciò che resta del giardino: solo un ricordo cancellato da un progetto che poteva trovare casa altrove.
