Un progetto che minaccia l’incolumità di un’intera comunità – Lunedì 24 marzo 2025, presso la sede dell’associazione “Radici in Comune”, ha risuonato forte e chiaro l’allarme lanciato da esperti e attivisti contro un progetto che rischia di trasformarsi in una vera e propria bomba idrogeologica: Megalò 2. Non è solo una questione di urbanistica, ma di vera e propria sopravvivenza per i cittadini di Pescara e dei comuni limitrofi.
La voce di Radici in Comune: più che una protesta, una missione – L’associazione “Radici in Comune” non si limita a sollevare critiche, ma si fa portavoce di un appello che coinvolge l’intera comunità. Attraverso la voce di Simona Barba, consigliera comunale di Alleanza Verdi Sinistra, l’associazione trasforma la preoccupazione in un movimento di responsabilità collettiva. “Questo non è un problema che riguarda solo Pescara”, spiega Barba. “È una questione che deve coinvolgere tutti i comuni, le associazioni e gli enti preposti. Stiamo parlando della sicurezza di migliaia di persone“.
Le ragioni di un allarme scientifico – Giovanni Damiani, responsabile nazionale del comitato scientifico di Italia Nostra, porta sul tavolo argomentazioni tecniche di particolare rilievo e gravità. Il progetto Megalò 2 sorgerebbe proprio nell’ultima area naturale di laminazione del fiume Pescara, un corridoio vitale che attualmente permette alle acque di smorzare la loro energia in caso di piena, proteggendo i territori a valle.
La memoria storica delle alluvioni – Il fiume Pescara non è nuovo a episodi drammatici. Con un bacino di 3.190 km² e 190 km di asta fluviale, ha dimostrato più volte la sua potenza distruttiva. Le alluvioni del 1992 e del 2013 sono ancora vive nei ricordi dei residenti, monito di una natura che non può essere addomesticata dall’edilizia selvaggia.
Irregolarità e negligenze: un quadro preoccupante – Le criticità del progetto non si fermano all’impatto ambientale. Damiani evidenzia una serie di irregolarità procedurali che rendono il progetto ancora più sconcertante:
- Megalò 1 fu costruito con una legge che esentava dalle autorizzazioni paesaggistiche, successivamente dichiarata incostituzionale;
- le attuali autorizzazioni sono scadute;
- la Valutazione di Impatto Ambientale è stata rilasciata “in sanatoria”, con una sanzione irrisoria di soli 35.000 euro.
Un rischio calcolato – I numeri parlano chiaro: se prima un’alluvione poteva allagare il territorio di 70-80 cm, con Megalò 2 si rischierebbe un innalzamento fino a 1,20 m. Non più una minaccia astratta, ma un pericolo concreto per Pescara, Spoltore e San Giovanni Teatino.
L’appello collettivo: fermare la miopia amministrativa – Italia Nostra, Touring Club e Archub hanno già inviato una lettera aperta al sindaco di Pescara, chiedendo di:
- costituirsi parte civile contro il progetto;
- bloccare un’iniziativa che aumenterebbe significativamente il rischio idrogeologico;
- preservare l’ultima area naturale di espansione delle piene.
Quando la prevenzione diventa necessità – “Non possiamo accettare che il rischio idraulico di un intero territorio venga aumentato per favorire interessi privati“, stigmatizza l’associazione. Un monito che va oltre la singola vicenda di Megalò 2, e si trasforma in un appello alla responsabilità collettiva.