PESCARA – Nella commissione mobilità del 14 aprile, è stato portato il caso della via De Balaguer: visto le criticità dovute all’intenso traffico, in questo periodo esasperato dal cantiere Terna, si sta ipotizzando un cambio di senso di marcia, da mare verso collina.
Ma ripercorrendo le ordinanze passate, si rileva che questa via più volte ha subito modifiche di senso di marcia, sempre rincorrendo problematiche di traffico e di ingorghi, e che la scelta sul senso unico si è resa necessaria per permettere i parcheggi, troppo lo spazio occupato dalle auto posteggiate per permettere il doppio senso. In 50 metri di strada abbiamo la sintesi di come si sta bloccando Pescara e dell’approccio alla risoluzione dei problemi di questa amministrazione.
La città tutta si sta bloccando come via De Balaguer, le auto stanno occupando tutto, i parcheggi sono diventati una necessità irrinunciabile, le strade sono ingorgate, tutto ruota intorno alle auto eppure la mobilità non è una priorità, non esiste uno studio reale e non c’è una visione per curare la città; il trasporto pubblico rimane inefficiente e inefficace e ci si muove a tentativi, chiudendo e aprendo strade, chiudendo e aprendo parcheggi, sperando che domani sia un giorno nuovo.
Ma ogni giorno è un giorno senza memoria, bloccato nel tempo, che si ripete uguale: le domande e le risposte sono sempre le stesse:
- ogni giorno ripartirà il filobus;
- ogni giorno ripartirà il bus elettrico;
- ogni giorno riaprirà il parcheggio sull’area risulta;
- ogni giorno riaprirà e richiuderà una nuova strada.
I proclami sono sempre gli stessi, le testate di giornale sempre uguali, e la cittadinanza è oramai stanca e disamorata. È come avere un muro da ristrutturare e pensare che passare una mano di vernice sia la soluzione.
Probabilmente avere una visione seria della mobilità di questa città sarebbe troppo vincolante, e sarebbero tanti i ripensamenti da fare: cadrebbe il progetto della sede della Regione in centro, perché attrattore di traffico, verrebbe annullato il progetto della filovia sulla strada parco, perché inconsistente e iniquo, oltre che buco nero delle finanze comuni; ci si dovrebbe porre il problema di fare funzionare TUA e rendere efficiente il trasporto pubblico, di far dialogare i mobility manager tra enti e istituti scolastici.
E quindi questa amministrazione sarebbe costretta a fare una task force fra politica e tecnica che coordini in maniera coerente il tutto, che sposi mobilità dolce e sostenibile con il piano traffico e con la pianificazione, che abbia come obiettivo quello di ridurre le auto sulle strade per una vivibilità migliore.
Ma questa task force dovrebbe dire che non si può fare una sede della Regione in centro perché attrattore di traffico, che non si potrebbero continuare a spendere fondi inutilmente su una filovia mai progettata veramente e che quei fondi vadano destinati sul trasporto pubblico tutto, che le zone scolastiche fermino le auto, che i bambini vadano a piedi a scuola, che TUA razionalizzi e implementi il traporto pubblico.
E allora diventa chiaro che avere un piano, avere una visione, sarebbe troppo scomodo per una amministrazione che ama decidere in velocità senza responsabilità sulle conseguenze future. E lo stesso metodo viene applicato in tanti altri settori, come la pianificazione, il verde, i lavori pubblici.
Per esempio nel caso della Riserva Dannunziana, che sarà oggetto di restauro dopo l’incendio e dell’intervento dell’eliminazione di via della Bonifica, nel cronoprogramma del Comune i progetti avverranno prima che venga formato il Comitato di gestione. La logica vorrebbe che venga formato il Comitato prima, per gestire gli interventi in modo organico e coordinato scientificamente. Ma ciò non avverrà. Sarebbe troppo “scomodo”.
Quindi è necessità strutturale al sistema che gli assessori siano impreparati sui vari temi, e che gli uffici comunali, non coordinati, rimangano stretti nelle loro competenze da mansionario d’ufficio.
Infatti è utile osservare che spesso gli assessori rimandino ai tecnici le decisioni, e che gli uffici si fermino aspettando decisioni politiche, che quando avvengono, si basano sulla testa di pochi o pochissimi.
Un empasse tangibile nelle commissioni consigliari, nelle quali noi stessi come opposizione non riusciamo nemmeno ad avere un contraltare, una dialettica, per quanto inconsistente è la materia che compone la politica che ci governa: tutto diventa evanescente.
E ritornando a via De Balaguer, la strada cambierà di nuovo senso, e i cittadini continueranno a vedere mura cadenti verniciate di bianco. Tanto domani è un nuovo giorno.
Simona Barba – Consigliera comunale AVS Radici in Comune