Verde o cemento: la battaglia per il futuro PARCO CENTRALE

Verde o cemento: la battaglia per il futuro PARCO CENTRALE

La proposta sull’area di risulta dell’arch. Vaccarini in collaborazione con la PROGER, pubblicata oggi su IL Centro, mette in luce un tema che da tempo le associazioni e i cittadini stanno portando:  il destino di quell’area deve avere una visione unitaria di infrastruttura verde. È chiaro a tutti, ma non a chi ci dovrebbe portare alla sua realizzazione.

Il Sindaco ancora insiste sul suo Parco centrale finanziato dalla Fondazione per 4 milioni di euro, che sarà solo di 3 ettari (che sono 6 sono solo le parole del Sindaco a dirlo, le carte negli uffici scrivono altro, che appunto che la Fondazione finanzierà un Parco su una area di circa 3- 3,5 quello sarà il suo impegno), su lotti parcellizzati senza un progetto solido e unitario dell’intera area.

Nello studio di massima del Comune vediamo che le priorità sono i silos e i parcheggi, poi la sede della Regione, a verde quel che rimane, come un contorno di insalata.

Invece nella proposta di Vaccarini l’infrastruttura verde unitaria è il focus, l’obiettivo; il resto diventa strumento affinchè si possa realizzare appunto l’infrastruttura verde: i parcheggi e altre strutture sono sotterranee e flessibili, perché la flessibilità è il primo comandamento nella nuova pianificazione, che deve sfidare cambiamenti repentini di mobilità e utilizzo.

Questa amministrazione, temporanea, si appresta a portare avanti un progetto sbagliato che condannerà Pescara, inabile a raccogliere i veri bisogni della Città per il presente e per il futuro.

Se le voci unanime tutte, della città e dei professionisti, dei tecnici e delle associazioni, delle cittadine e dei cittadini che vivono Pescara, ricordano ogni giorno che sti sta procedendo su una strada sbagliata, perché insistere e non aprire alle innumerevoli sollecitazioni che arrivano dalla Città?

Una amministrazione autoreferenziale nella nostra democrazia è un ossimoro. Eppure accade a Pescara.

E la Regione, che spenderà tra i 50 e i 100 milioni per una sede dorata mentre ai cittadini abruzzesi viene inferta la dolorosa ferita di una sanità in autodistruzione, diventa il macigno pesante che impedisce al nostro territorio ogni possibilità di cambiamento e riscatto.