-Nuovi palazzoni sul lungofiume-
Due torri da 14 piani sul lungofiume- una sarà un albergo- via libera al progetto (ph Il PescaraFoto)
Pescara aveva una condizione rara tra le città italiane, che potevano cogliere i suoi abitanti durante i loro traffici quotidiani, lungo le rive del fiume o attraversandolo sui suoi ponti: guardando ad ovest, mentre la città cresceva anche nei suoi anni più caotici, si poteva cogliere con uno sguardo l’intera matrice geografica dell’insediamento, l’invaso della Pescara, con le quinte collinari e le montagne genitrici d’Abruzzo: la Maiella a sinistra ed il Gran Sasso sulla destra, i monumenti naturali che lo caratterizzano fino al litorale nonostante la sua recente conurbazione.
Una eccellenza paesistica del genere, preservata anche negli anni dell’espansione, avrebbe determinato la sua salvaguardia dei “Piani d’autore”, gli strumenti urbanistici che hanno guidato l’impianto o di ricostruzione dopo le sciagure belliche. Un elemento che possiamo definire identitario, che si registrava quando i Piani si facevano anche camminando a piedi, fotografando, disegnando; su elementi come questo si definiva la forma della città. Come nelle belle vedute che ci ha lasciato Luigi Piccinato o quando definiva il profilo ad altezze digradanti verso il mare che oggi è stato addirittura ribaltato, fino alle ultime realizzazioni annunciate.
Poi giunse il tempo degli “indici di costruzione” , della contabilità volumetrica per ogni sostituzione e, dopo ancora, venne il tempo delle deroghe, incentivate da vari tipi di premialità di Stato e Comuni e/o concepite come fatti eccezionali: i “segni architettonici” che avrebbero caratterizzato lo “sky line”. Uso questi termini perché sono ricorrenti quando si sostengono i singoli progetti in variante, come se si trattasse davvero di fatti eccezionali. Invece no: sono diventate la modalità ordinaria di intervento sulla città, fino ad autorizzarne anche in mezzo alla strada pubblica, come è successo ultimamente; alle obiezioni che sono seguite si è risposto: siamo in presenza di diritti esercitati, come se si trattasse di uno stato di natura e non dell’insieme di clausole derogatorie che si compongono l’una con l’altra, che sono state introdotte e possono essere tolte se generano effetti dannosi ed abnormi. Infrante ormai le cataratte anti deroga, esse dilagano. Così abbiamo visto sparire la Maiella alla sinistra, oscurata da due palazzoni alti al posto dei vecchi depositi del Gas, dove sorgevano modeste costruzioni per uffici e dei serbatoi che salivano quando erano pieni e scendevano quando erano vuoti, Un volume tecnico “a tempo”, un pezzo di archeologia industriale della Pescara che rinacque; l’ impianto analogo che sorge a Roma nel frattempo è diventato un polo culturale primario ed ha determinato la rinascita del quartiere circostante; qui abbiamo un parcheggio pubblico che serve sostanzialmente i palazzi ed alcune delle vecchie costruzioni sono ancora lì, in continua ricerca di un uso commerciale.
Non molti anni sono passati e oggi se ne propone uno simmetrico a nord del fiume; quanto basta per oscurare anche il Gran Sasso. La differenza tra i due interventi e che il primo ha forme tondeggianti e il secondo le ha spigolose. Ma entrambi concorreranno a chiudere la città ad Ovest verso il paesaggio della valle. Un altro autoproclamato “ segno architettonico”, in attesa che la prossima combinazione di convenienze ne sforni un altro, provvisoriamente terzo.
Il fiume, negato per tanti anni come spazio disponibile per i cittadini, cementato, occupato da automobili e piloni, dopo anni in cui è stato un disordinato “ retro” urbano, viene oggi accostato per la veduta. La veduta di chi ci abita e ci abiterà, però; quella del cittadino verso il suo territorio non c’ è più ed a nessuno importa.
Le questioni relative al rischio esondazione voglio lasciarle al margine, se non per rilevare quanto flessibile sia il giudizio se le incompiute di proprietà pubblica restano tali ed avanzano manufatti in corso di realizzazione in piena golena ed ai suoi margini. Voglio solo rilevare che ancora una volta, appoggiandosi ad una viabilità problematica e già satura, si realizzeranno parcheggi e verde a sostanziale servizio dell’insediamento, come per il piccolo parco tristemente noto in via Raffaello ed in tanti comparti di iniziativa privata. Da notare che ci sarà anche uno spazio ceduto al pubblico, per ottenere un’altra quota di aumenti; leggiamo che se lo riprenderanno tra un poco di anni. L’uso provvisorio entra nella contrattazione urbanistica, pagandolo però con mura permanenti.
Non un grande affare, dunque per l’interesse pubblico; ma a questi aspetti la città saprà rimediare, essa è un organismo capace di digerire molte cose; la vista sulla vallata nostra invece non ce la ridaranno.
Pe 25/5/25
Massimo Palladini
Presidente della sezione di Italia Nostra, Pescara.