Dal caso di via Iasonni 33 al Decreto Sviluppo.

Dal caso di via Iasonni 33 al Decreto Sviluppo.

In via Jasonni 33 a Pescara, al posto di una palazzina di tre piani, ora si sta costruendo un edificio a otto piani, con premi volumetrici, alto 25 m. La nuova costruzione occupa, come la precedente, parte della carreggiata di via Beato Nunzio Sulprizio: nella via tutte le case sono allineate tranne questa nuovissima in costruzione che praticamente trasforma la strada da due carreggiate a una carreggiata.

Questa palazzina con tutti i premi volumetrici ha utilizzato il decreto sviluppo? No. Infatti la cosa interessante è che si è arrivato a tale premio di cubatura e a tali premi di altezza nel centro di Pescara, già saturato da un punto di vista edilizio, semplicemente utilizzando il PRG, in un combinato disposto dell’art. 8 delle nostre NTA (norme tecniche di attuazione) con il Testo Unico dell’Edilizia.

Cosa significa? Significa che semplicemente con le regole di base che noi abbiamo a Pescara, già si hanno premi di cubatura praticamente massimi, visto che questa nuova palazzina arriva a 25 m. E in tutto ciò non si è riusciti nemmeno a far arretrare la costruzione nell’allineamento stradale in favore di un interesse pubblico.

Per quanto si parli di rigenerazione urbana, questa a quanto pare non si riesce mai a raggiungere, non essendoci gli strumenti normativi adatti, causando nel nostro caso una strada completamente sfigurata da una palazzina ora alta 25 metri. Se la strettoia rendeva disagevole la vivibilità delle case vicine prima, per ovvi motivi di distanze ridotte, figuriamoci ora su una nuova palazzina di otto piani.

Significa che a Pescara abbiamo già un problema a partire dal Piano Regolatore e dalle norme tecniche che lo attuano (e che parlano amaramente di rigenerazione urbana) che già danno possibilità estreme di premi di cubatura e altezze, senza possibilità di effettiva rigenerazione.

A che pro aggiungere ora premi di cubatura attuando il Decreto Sviluppo con una nuova delibera?

L’effetto cumulo sarebbe devastante, come abbiamo già visto nel caso di via Oberdan.

Quello che va evitato nella parte centrale di Pescara, già satura dal punto di vista edilizio, è proprio questo effetto cumulo di premi di cubatura, i cui effetti volumetrici diventano incontrollabili, perché, come il caso Jasonni dimostra, attualmente mancano gli strumenti normativi che possano tutelare l’interesse pubblico e la rigenerazione urbana tanto decantata.

Solo dopo una nuova regolamentazione, variando NTA e PRG, tutelando gli interessi pubblici, solo allora si potrà inziare a pensare a nuove delibere per la zona centrale.

Pensare di applicare il Decreto Sviluppo nel centro saturo della Città, senza avere prima messo a punto degli strumenti urbanistici adeguati, che possano controllarlo, significa perseguire l’esatto contrario della rigenerazione urbana: come liberare un toro in una vetreria, senza controllo, senza previsione alcuna…

Simona Barba
AVS-Radici in Comune