Parco centrale: un ghost architect nei corridoi del Palazzo

Parco centrale: un ghost architect nei corridoi del Palazzo

PESCARA  – Nella commissione Lavori Pubblici del 3 settembre è stata invitata l’associazione Carrozzine Determinate nella persona di Claudio Ferrante per parlare del progetto Lotto 1 dell’area di Risulta. Quando infatti il progetto è stato presentato a suo tempo, l’associazione Carrozzine Determinate, che si occupa di accessibilità, ha criticato da subito la soluzione tecnica della rampa di collegamento tra il parcheggio e il parco, quella che in gergo viene chiamata “stramp”, un insieme di rampe e gradonate che generano diversi problemi di utilizzo. Grazie alla presenza on line dell’architetto De Canal, che ha curato il progetto esecutivo, è stato possibile evidenziare alcuni punti cruciali.

Innanzitutto che il progetto esecutivo aveva determinati desiderata forniti dall’amministrazione che non potevano essere modificati. Tra questi la piazza circolare, la gradinata fatta a rampe che dovrebbe supportare anche la funzione di anfiteatro, e la collina, una collina con un dislivello di circa 3 m dal piano del parco fino all’ingresso pedonale del parcheggio. Anche i 1000 m² di esercizi commerciali che sono nell’area sono state scelte vincolate dall’Amministrazione.

Nell’esecutivo finale i nodi vengono comunque al pettine, e cosi sono tornate nuovamente, come già più volte denunciato, le criticità di impostazione di un progetto che non ha un suo approccio unitario, quanto meno nessun percorso di partecipazione né di condivisione.

Da quando infatti le prime idee sul Lotto 1 hanno cominciato a circolare, le associazioni hanno inviato numerose critiche sull’approccio del progetto, e la firma dell’architetto De Canal non ha potuto ovviare a determinate problematiche che dipendono dall’impostazione iniziale data dall’amministrazione, scelte che in un piccolo parco di solo 3 ettari, diventano ingombranti, come appunto i 1.000 mq di esercizi commerciali, la grande piazza e l’artificio della collina con rampa che si trasforma nel sagrato della cattedrale della nuova era, cioè del silos a parcheggio.

Sappiamo che la volontà dell’amministrazione è trasformare la “strampa” in anfiteatro, ma… spesso le opere cosiddette polifunzionali alla fine non riescono a rispondere a nessuna funzione. Probabilmente è proprio questo il caso. Infatti per realizzare la rampa che dovrebbe collegare il dislivello di 3 m tra l’uscita del parcheggio e il piano il piano del parco, nel contempo creando una specie di anfiteatro, è stato pensato di creare letteralmente una collina artificiale.

Il punto è proprio questo. La collina è funzionale a sé stessa, nulla più, confermando un approccio puramente estetico per l’effetto voluto, scelta estetica che l’architetto De Canal ha dovuto rispettare nell’esecutivo.

Naturalmente la reazione logica di Claudio Ferrante è stata di sconcerto: perché oggigiorno il pensiero di progettare in maniera puramente estetica, creando problematiche di accessibilità che prima non esistevano, come appunto i dislivelli, appartiene al passato.

E la domanda che ci si è posta in commissione è: Ma di chi è l’idea? Chi ha imposto questo? Qual è il progettista? Perché non si può modificare?.

Perché come spesso accade in questa amministrazione, i progetti non hanno maternità o paternità, tanto da non poter riuscire mai ad avere un tavolo di condivisione, un tavolo di partecipazione e una discussione con i progettisti. Tutto avviene sempre solo quando è troppo tardi, come in questo caso quando noi vediamo un esecutivo.

E quindi questi progetti così importanti per la città, che tra l’altro hanno sempre trovato in disaccordo buona parte delle Associazioni per il tipo di approccio non unitario, senza un’analisi effettiva di quello di cui ha bisogno la città, come il bisogno di un polmone verde nell’area che era stata acquisita proprio per quello scopo, sembrano nascere dal nulla.

In quali stanze segrete sono stati pensati? Chi decide i “desiderata” per l’amministrazione? Forse un Ghost Architect. Non si riesce infatti mai ad avere prima un confronto sulle scelte progettuali, nessun incarico definito, nessuna partecipazione nel momento più importante, il momento embrionale della costruzione di un progetto. Nulla.

L’architetto De Canal ha aggiunto che ha potuto fare poche modifiche, tra le quali è riuscito a eliminare altri dislivelli che erano nel parco, aggiungendo degli attraversamenti trasversali, che non esistevano, insieme ad altre migliorie. Però non possiamo chiedere l’architetto De Canal i miracoli su un’impostazione di un progetto letteralmente in salita. È come se in questo piccolo parco di 3 ettari qualcuno abbia voluto mettere tutto quello che voleva, solo perché lo voleva.

La domanda è, nuovamente: chi è il ghost architect e perché l’amministrazione continua ad agire in questo modo non degnandosi di interfacciarsi con i tanti bisogni, deludendo le aspettative inesorabilmente, oggi quelle dell’accessibilità e dell’inclusività, domani quella della vera infrastruttura verde?