Alberi e futuro: Pescara ha bisogno di una politica del verde

Alberi e futuro: Pescara ha bisogno di una politica del verde

PESCARA – Sabato 20 settembre, alla Cittadella Pomilio, si è svolta l’assemblea pubblica sugli alberi di Pescara, promossa da Serena Pomilio. Un incontro aperto a cittadine e cittadini, associazioni, esperti e amministratori, con un obiettivo preciso: rivendicare il diritto della città a una politica del verde partecipata, capace di prendersi cura degli alberi e di immaginare strategie concrete contro i cambiamenti climatici.

L’appuntamento ha raccolto analisi, informazioni e valutazioni sullo stato del patrimonio arboreo cittadino. Ma soprattutto è stato un momento per dirsi con chiarezza che così non basta: Pescara ha bisogno di cambiare rotta, mettendo al centro la tutela del verde, la prevenzione degli incendi, la messa a dimora di nuovi alberi e una pianificazione che non tratti gli alberi come ostacoli da rimuovere, ma come infrastrutture vitali per la salute e la qualità della vita.

Simona Barba, Presidente dell’Associazione Radici in Comune e consigliera comunale, ha sottolineato la gravità della situazione, denunciando la mancanza di una visione complessiva da parte degli amministratori: «Gli alberi vengono considerati pezzi isolati, non parti di un sistema. Eppure avere più alberi significa abbassare le temperature fino a tre gradi, significa combattere concretamente l’emergenza climatica che nel 2024 ha provocato migliaia di morti in Europa». Ha ribadito che abbattere un albero per installare una colonnina elettrica non è una scelta “verde”, ma un paradosso che impoverisce la città: «Un albero è un patrimonio inestimabile».

L’incontro ha toccato anche casi concreti, come quello dei pini di via Italica, abbattuti nonostante fossero parte della storia urbana. Una ferita che ha generato indignazione, ma che ha mostrato anche la forza dell’attivismo cittadino, capace di fermare — almeno in parte — lo scempio grazie all’intervento della Soprintendenza. Da questo episodio è nata una proposta chiara: rendere obbligatorie analisi integrate strumentali e valutazioni da parte di arboricoltori certificati prima di qualsiasi taglio, affinché l’abbattimento torni a essere davvero l’ultima possibilità.

La discussione non si è fermata alle denunce. Sono emerse proposte concrete, come la necessità di un nuovo regolamento del verde che renda difficile abbattere un albero senza alternative, e l’adozione di criteri di compensazione legati alla biomassa e alla CO₂: un pino adulto non può essere sostituito da un fusticino, ma da più alberi di dimensioni adeguate. Solo così l’abbattimento diventerebbe antieconomico e si favorirebbe la conservazione.

L’assemblea ha anche richiamato il tema dell’identità ecologica di Pescara. Giovanni Damiani ha ricordato come la costa fosse un tempo caratterizzata da Pino d’Aleppo, lentisco e mirto: specie resilienti, capaci di resistere al salmastro e di raccontare una storia che oggi rischia di essere cancellata. Da qui l’idea di riattivare il vivaio comunale per produrre e diffondere ecotipi locali, più resistenti e più coerenti con il territorio.

Ma non si è parlato solo di tecnica. Il cuore dell’incontro è stato il desiderio di continuare insieme, con una forma organizzata e permanente. È emersa la volontà di affiancare all’attuale coordinamento civico una vera e propria Consulta del Verde, autonoma e apartitica, capace di fare da ponte tra cittadini, associazioni e istituzioni. Una sede stabile per elaborare proposte, monitorare gli interventi e chiedere trasparenza, a partire dalla pubblicazione preventiva dei piani di taglio.

Alla fine dell’assemblea, un pensiero condiviso da molti ha riassunto il senso della giornata: ritrovarsi ancora, nonostante lo scoraggiamento, per crederci ancora. Perché una città con gli alberi non è solo più bella, ma è più sana, più giusta, più vivibile. Pescara, oggi come ieri e domani, ha bisogno di questo coraggio collettivo.